venerdì 30 gennaio 2009

Intervista: L'AVIS e il dono del sangue


Incollo qui sotto un articolo che ho pubblicato di recente sul giornalino dell'oratorio (http://parrocchia.levata.it) a proposito dell'Avis, inserito in una ribrica dedicata al volontariato.


Nei numeri precedenti abbiamo osservato il mondo del volontariato da alcuni punti di vista. Oggi ne incontriamo un’altra piccola ma grande pagina, quella dell’AVIS, cioè dei donatori del sangue. Insieme a Gigi Ghezzi (donatore da 30 anni) scopriamo alcuni aspetti di questa realtà, semplice ma molto ricca di generosità e altruismo.
Come si svolge la donazione del sangue? Il giorno della donazione bisogna presentarsi in ospedale a digiuno, tra le 7 e le 8 di mattina. Dopo una breve visita (peso, pressione, controllo ad addome e polmoni) avviene la donazione vera e propria, che dura circa 5-10 minuti. Successivamente viene servita la colazione (tea o caffelatte, biscotti, pane, marmellata o affettati, succo di frutta, macedonia), per recuperare parte dei liquidi e per compensare la mattinata a digiuno. Dopo circa un’ora e mezza dal suo arrivo, il donatore ha finito il suo servizio, e verrà convocato dopo non meno di 3 mesi.


Quali sono i “vantaggi” del donatore? Premesso che donare il sangue è un gesto d’amore verso gli altri, bisogna sottolineare che i donatori hanno alcuni vantaggi. Prima di tutto, il loro sangue viene analizzato ad ogni donazione (e una volta all’anno in modo più approfondito): in questo modo la salute del donatore viene monitorata molto attentamente e in modo gratuito. Inoltre, la donazione dà diritto ad una giornata di riposo dal lavoro: a questo proposito bisogna elogiare ancora di più i donatori che hanno un lavoro in proprio, perché mettono a disposizione degli altri parte del proprio tempo lavorativo.
Tu hai iniziato circa 30 anni fa? Sì, quando avevo 18 anni mi sono iscritto alla sezione di Pescarolo insieme ad alcuni amici: dopo le iniziali analisi di idoneità, ho donato quasi ininterrottamente per questi 30 anni (con un’interruzione di circa 6 mesi, avevo alcuni valori un po’ sballati ma poi tutto è tornato normale), totalizzando finora 89 donazioni. All’inizio il sangue veniva raccolto dall’ospedale S. Matteo di Pavia, che mandava un pullman attrezzato con lettini e tutto l’indispensabile per la donazione. Poi è stato creato il centro trasfusionale di Cremona, all’Ospedale Maggiore, e da lì non ci siamo più mossi.
Aspetti negativi o possibili problemi? Non vedo aspetti negativi nel donare il sangue: certo, chi ha paura degli aghi deve farci un po’ l’abitudine (basta girarsi di là!), ma non è assolutamente doloroso. Chi ha la pressione bassa deve prestare un po’ di attenzione ad alzarsi dal lettino: ma è sufficiente tirarsi su lentamente, e tutto è risolto. Anche per le donne non ci sono problemi: loro spesso vengono assegnate alla plasmaferesi, una donazione parziale di sangue, in cui il sangue viene prelevato, filtrato e poi ri-iniettato nell’organismo; in questo modo la quantità di componente liquida (plasma) nel corpo non viene modificata.
Lo consiglieresti ai giovani (e non solo) di Levata? Certamente; credo sia uno dei modi più facili per essere veramente utili agli altri, per donare una parte piccola ma molto importante di sé stessi, in modo totalmente gratuito; per fare del bene al prossimo e, in parte, anche a sé stessi! Se uno sta bene e non ha problemi fisici, non ci sono motivi per non donare il sangue. Semmai la domanda da porsi dovrebbe essere: ”Perché non donare il sangue?”

1 commento:

Anonimo ha detto...

molto bello e toccante