venerdì 2 ottobre 2009

una bella storia "italiana"

Copio e incollo questa intervista (da questo sito: http://www.e-cremonaweb.it/) perche' mi sembra un bell'esempio di come anche da noi, con tanta forza di volonta', si possa riuscire a superare certe barriere e trovare il proprio spazio nella societa' (per inciso, la persona intervistata lavora in un centro commerciale di Cremona, dove sicuramente la sua presenza non passa inosservata).

Sono arrivato in Italia nell’83, in aereo: volo diretto Dakar - Roma-Fiumicino. Con il diploma di perito agrario speravo di poter trovare un lavoro nel mio settore e magari di proseguire gli studi. Ma avevo già 27 anni (ora Cico ne ha 55 davvero ben portati,ndr), era tardi per l’Università”.
Mi sembra di capire che il tuo non è stato un ‘viaggio della speranza’… “In Senegal avevo un’occupazione stabile, presso la Compagnie sucrière sénégalaise, ben remunerata: 100 euro al mese là corrispondono almeno a 1.000 euro qui in Italia. La mia non è una famiglia povera. Io non vengo da una situazione di miseria. Però volevo migliorare la mia condizione. Quindi ho deciso di tentare la fortuna in Italia. Dove, grazie alla Legge Martelli, chi era in possesso di un diploma come il mio aveva diritto a richiedere il permesso di soggiorno…”.
E hai trovato lavoro come perito agrario? “No. Ma ho trovato subito un’occupazione. Ho lasciato Roma per Lamezia Terme. Lì mi sono dato da fare come lavapiatti, lavamacchine, parcheggiatore… Poi mi hanno assunto in un hotel come portiere di notte. Dopo due anni in Calabria, sono partito per Milano. Volevo trovare una sistemazione migliore. Caricavo camion, lavoravo come operaio in fabbrica, la sera nelle discoteche come buttafuori…”.
Tre lavori contemporaneamente?Bisogna darsi da fare. Dimostrare di avere voglia di lavorare. E’ l’unico modo per essere accettati e rispettati. Gli italiani non sono razzisti, ma sono esasperati dall’affluenza massiccia di stranieri. Tocca a noi immigrati adattarci al modo di vivere e alle leggi del Paese ospite, non il contrario. Occorre pazienza e voglia di lavorare. Solo così si può sperare di trovare qualcuno che, vedendo il tuo impegno, ti tende una mano. E’ fondamentale essere aiutati. Uno da solo non ce la può fare. Questa è la mia filosofia. Mi sono fatto un… mazzo così! Ma ne è valsa la pena”.
Quindi… “Ho fatto girare un mio book fotografico e ho cominciato a fare l’indossatore. Ed è così che ho conosciuto il responsabile di un’agenzia investigativa. Che mi ha assunto come guardia durante le sfilate. Poi ho lavorato nel Metro per segnalare la presenza di tossicodipendenti. Così ho cominciato a farmi strada nel settore della sicurezza cambiando diverse agenzie. E, nel 2004, sono arrivato a Cremona. Sempre qui, quattro anni fa, ho finalmente ottenuto la cittadinanza italiana e dal 2006 lavoro alle dipendenze dell’agenzia Horus Coop”.

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